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Lectio divina - 27 Agosto 2017

XXI DOMENICA TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

 

Un messia che non corrisponde alle aspettative

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Dalla proclamazione della messianicità di Gesù parte, infatti, una nuova fase dell’annuncio. Gesù aveva predicato e operato soprattutto nella Galilea. La gente era piena di ammirazione ma anche di sconcerto perché il modo di fare di Gesù non corrispondeva a certi schemi entro i quali si era cristallizzata l’immagine del Messia atteso da Israele.
Accanto alle prime spontanee ed entusiastiche affermazioni: «Nessuno può fare i segni che tu fai... Un grande profeta è sorto tra noi... Insegnava loro come uno che ha autorità...», si facevano strada anche altri interrogativi: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?».
Qualcuno però guarda a Gesù con sospetto: « Scaccia i demoni per mezzo del principe dei demoni... »; «E’ posseduto da uno spirito immondo... E’ fuori di sé...». Alcuni lo abbandonano: «Questo linguaggio è duro, chi può intenderlo?...». Ma per coloro che lo hanno seguito da vicino, Pietro fa un atto di fiducia che è già professione di fede: «Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6,68-69).
Pietro riconosce in Gesù il Messia e il Figlio di Dio, e Gesù conferma che la confessione di Pietro non è rivelazione della carne o del sangue, cioè non è frutto di considerazione dell’uomo fragile e impotente di fronte al mistero di Dio, ma è dono del Padre. In questo modo Gesù rifiuta la concezione messianica dei farisei e dei sadducei, corregge e purifica quella dei discepoli, fa accettare che la sua messianicità si manifesta nella sofferenza della croce, passaggio obbligato verso la gloria della risurrezione.

 

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